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All’inizio era sempre lo stesso per tutte le acqueviti, poi è cambiato: evolvendosi con l’acquavite stessa che richiedeva per ogni tipo un alambicco unico All’inizio tutte le acqueviti avevano pressoché lo stesso alambicco: era un apparecchio semplice a fuoco diretto, che un solo uomo poteva manovrare. Poi, a seconda della materia prima, delle condizioni sociopolitiche e climatiche della regione, dei gusti e di altre cose ancora, ogni acquavite impose all’alambicco una particolare evoluzione.Nel mondo della grappa la prima grande innovazione fu l’adozione del bagnomaria modificato in cui, da un’intercapedine colma d’acqua posta a camicia intorno alle vinacce, si prelevava vapore e lo si immetteva sul fondo della cucurbita. Distillazione onerosa ma dolcissima. Quasi parallelamente avveniva la costruzione dell’alambicco a vinacce emerse in cui il fuoco faceva evaporare l’acqua disposta nella parte inferiore alla cucurbita.Il vapore attraversava le vinacce poste nella parte superiore esaurendole della loro frazione alcolica e aromatica. Quest’alambicco – per il quale molto dobbiamo al ricercatore Emilio Comboni – aprì la strada alla distillazione a vapore con caldaine alimentate da una centrale indipendente. Sempre Comboni (siamo verso la fine del secolo scorso) studiò l’applicazione del vuoto all’apparecchio: una tecnica che, a oltre un secolo di distanza, stiamo riscoprendo […]
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